Mascherine filtranti: caratteristiche e modalità di utilizzo
Mai come in questo periodo sembra opportuno fare chiarezza sui DPI (Dispositivi di Protezione Individuale) per le vie respiratorie, così da scoprirne le caratteristiche e capire le differenze che intercorrono tra le varie classi di protezione.
È la norma europea EN 149 del 2001 a definire la funziona protettiva delle mascherine filtranti e a stabilire le tre classi di protezione – FFP1, FFP2 e FFP3 – dalle quali dipende l’efficienza filtrante del dispositivo.
La sigla FFP sta per “Filtering Face Piece” ovvero “maschera filtrante”.
Una maschera filtrante copre naso e bocca e si compone appunto di diversi materiali filtranti.
Le classi di protezione
FFP1: i dispositivi appartenenti a questa classe proteggono dalle polveri non tossiche e non fibrogene quando queste sono concentrate nell’ambiente fino a 4 volte il valore limite di esposizione previsto dalla normativa. Le mascherine FFP1 filtrano almeno l’80% delle particelle con dimensioni fino a 0,6 μm che si trovano nell’aria fino e hanno una perdita verso l’interno di circa il 20%.
FFP2: in questa classe rientrano tutti quegli apparecchi che proteggono contro polveri che hanno un livello di nocività compreso tra il basso e il medio e la cui concentrazione arriva fino a 10 volte il valore limite. Le mascherine FFP2 sono adatte agli ambienti di lavoro nei quali l’aria respirabile contiene sostanze dannose per la salute e in grado di causare alterazioni genetiche. Si tratta di dispositivi in grado di “catturare” circa il 94% delle particelle con dimensioni fino a 0,6 μm che si trovano nell’aria con una perdita intorno al 10%.
FFP3: questa classe indica i dispositivi di protezione contro aerosol solidi e liquidi (come nebbie oleose e nebbie a base acquosa) altamente tossici con una concentrazione fino a 50 volte il valore limite di soglia. Le maschere filtranti FFP3 offrono la massima protezione possibile dall’inquinamento dell’aria respirabile. Con una perdita totale verso l’interno di circa il 5% e una capacità filtrante delle particelle con dimensioni fino a 0,6 μm intorno al 99%, sono infatti in grado di filtrare le sostanze nocive cancerogene e radioattive e i microrganismi patogeni come virus, batteri e funghi.
Le tre tipologie di mascherine appena descritte possono anche essere dotate di una valvola di espirazione la cui presenza ha la funzione di far uscire l’aria calda, riducendo così il calore e l’umidità che si formano all’interno della mascherina. Questo, oltre ad offrire maggiore comfort, facilita la respirazione.
Un’ultima doverosa precisazione riguarda la modalità di utilizzo delle mascherine filtranti. È importante considerare che si tratta di dispositivi monouso e strettamente personali che vanno tenuti al riparo dagli agenti contaminanti fino al momento del loro utilizzo e vanno impiegati per la durata di un turno lavorativo della durata media di 8 ore.
In ogni caso le mascherine filtranti vanno sostituite qualora fossero danneggiate o visibilmente contaminate e ogni volta che la respirazione si fa difficoltosa a causa della saturazione del materiale filtrante.
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